Top Aerodynamics

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E rieccoci (finalmente, direi) a parlare del progetto più folle d’Italia. L’Impreza di Matteo continua il suo percorso verso la completa trasformazione in un mostro da Time Attack, ma ora siamo giunti ad un punto in cui bisogna mettere da parte il lato classico e artigianale delle elaborazioni, per fiondarci in un territorio decisamente più high tech. 

Ed ecco che quindi, noi poveri massacratori di pneumatici, ammettiamo tutta la nostra ignoranza in campo aerodinamico e lasciamo la parola all’Ing. Luca Cavaglià, che sta aiutando Matteo con l’aerodinamica della Impreza. Leggete qua che adesso ve ne racconta delle belle:

In una presentazione, da dove iniziare se non… dalla presentazione?

Piacere, Luca, 27 anni, ingegnere aerospaziale con la passione (quasi carnale) per l’aerodinamica delle auto.

Avevo già lavorato insieme a Matteo come aerodinamico alcuni anni fa in un progetto studentesco mentre eravamo ancora al poli (il Politecnico di Torino, Ndt). Quando alcuni mesi fa mi ha contattato per chiedermi di dargli una mano sullo sviluppo aerodinamico della “baru” non ho proprio potuto tirarmi indietro. Sopratutto quando mi ha detto che il riferimento sarebbe stato la categoria “time attack”. Sapevo che lui avrebbe voluto fare un lavoro assolutamente fuori dai canoni, almeno per quel che si è abituati a vedere in Italia.

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La prima battuta di Matteo è stata “Voglio che produca molto carico. Deve produrre carico pure da ferma!”. Da li è stato un susseguirsi di idee. Dalla classica alla alta mono, bi, tri plano, al fondo piatto con estrattore, minigonne, spoiler, splitter, fino ad arrivare allo sfruttamento dei gas di scarico. Ma la ricerca si sta orientando anche alla realizzazione di un sogno che ho da sempre. Creare una vera aerodinamica attiva. Qualcosa che vada oltre all’alettone che si alza quando si preme il freno. Un vero e proprio sistema elettronico provvisto di accelerometri che sia in grado di misurare le forze che stanno agendo sull’auto e adattare la configurazione aerodinamica in tempo reale. In parole povere, minimizzare la resistenza nei tratti rettilinei, massimizzare il carico nelle curve e massimizzare la resistenza nelle frenate. Obbiettivi senz’altro ambiziosi, ma la “follia” di tutto questo progetto sta anche in quello.

Io e Matteo, nonostante siamo dei bambinoni, abbiamo un approccio molto scientifico in questo genere di lavori. Da qui la necessità di realizzare numerose simulazioni aerodinamiche di ogni componente che vorremo implementare. Ora stiamo realizzando le simulazioni con la geometria base della Impreza (il modello tridimensionale ricavato dai rilevamenti Vectorin), in modo da avere una robusta base di partenza su cui sviluppare tutte le modifiche.

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Ovviamente in ogni simulazione andiamo ad analizzare deportanza e resistenza in modo da ricavarci i relativi coefficienti Cz e Cx indispensabili per valutare l’efficacia del componente aggiunto. La cosa più utile e interessante, è la possibilità di analizzare separatamente le forze di deportanza che agiscono sull’auto su asse anteriore e posteriore. Questo consente di poter andare alla ricerca del miglior equilibrio aerodinamico, il giusto compromesso tra sovrasterzo e sottosterzo per potersi fiondare in curva a velocità da pelo sullo stomaco!

L'impreza con la presa d'aria sul cofano
L’impreza con la presa d’aria sul cofano

Già dalle prime analisi abbiamo constatato quanto la Impreza in configurazione “liscia”, senza ala, sia fortemente picchiata, cioè tenda a schiacciare l’avantreno verso terra e sollevare il posteriore. Già a 140 km/h, la Impreza, ha più di 30 kg di carico aerodinamico davanti, ma la cosa più sorprendente sono più di 50 kg di alleggerimento dietro (che diventano circa 150 kg a 240 km/h!) (Matteo ha commentato: “in pratica ha l’aerodinamica di un cassonetto dell’umido” Ndt.)

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L’impreza senza presa d’aria

Con quella base di partenza, la mole di lavoro è davvero grande, soprattutto per gentaglia come noi che l’auto se la elabora “in casa”, ma non bisogna mettersi limiti o fretta per avere un’ aerodinamica da Top Performance!

Per cui proseguono senza sosta, e senza lasciare nulla di intentato,  gli studi su come rendere efficace in ogni situazione l’aerodinamica della nostra belva. Nel frattempo, Matteo è sempre al lavoro sulla parte più “fisica” e meno teorica del progetto, della quale parleremo più approfonditamente nel prossimo intervento, ma vi lasciamo con questa piccola anticipazione:

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Alla prossima!