Track|FEVER

THE ULTIMATE CRAZY DRIVERS

L’ultima Lexus LFA prodotta

La numero 500 di 500. E con questo esemplare bianco finisce la produzione della coupé di casa Toyota. Ops, Lexus!

Scende il sipario sulla supercar più discussa e probabilmente meno compresa degli ultimi tempi. E’riuscita a dividere gli appassionati come nessun’altra, neanche la GTR-R35 fatto tanto. Dai contenuti tecnologici di altissimo livello, passando per l’estetica unica e… la scelta commerciale che ha preso tutti in contropiede.

Cara, forse carissima. Da comprare solo a rate. O in leasing se preferite. Scelta coraggiosa ma ammirevole, fatta da appassionati per appassionati. In passato abbiamo visto sciacalli con 4 soldi in tasca vendere a cifre folli i contratti d’acquisto delle supercar. Gente che quelle auto non le voleva neanche, ma che riuscivano ad aggiudicarsi un esemplare per poi rivenderlo prima ancora che venisse prodotto. Una becera forma d’investimento se vogliamo, sicuramente funzionante, ma che da appassionato non concepisco.

Individui del genere dovrebbero girare con una Cinquecento Soleil – evitate di cercarla con google… è un cesso… – ed essere banditi da ogni concessionaria!  Invece con la LFA c’era la furbata del leasing, quindi chi la compra almeno la deve ritirare… uff…

Oggi è un giorno davvero triste a ben pensarci, perdiamo un’altro V10. Un’architettura inusuale ma che aveva un sound unico. Non ho mai avuto la fortuna di ascoltare una LFA dal vivo, ma ricordo benissimo le BMW M5 e60 di alcuni amici lanciate ai 270 km/h a Monza. Sinfonia. Sinfonia presa a piene mani dalla Formula 1. Vengono i brividi a pensare che di questo passo, tra qualche anno potremmo avere supercar con motori a 4 cilindri di 1,6 litri turbo.

La sua gestazione è stata piuttosto lunga e non priva di problemi. Originariamente era stata concepita con un classico telaio in alluminio ma dopo ben 5 anni di progettazione e sviluppo, Haruhiko Tanahashi – il capo progetto – sentenziò che l’alluminio era una tecnologia antica e superata. Ci vollero 2 anni di attesa per avere nuove notizie e finalmente nel 2007, in quel del Ring, si iniziarono a vedere i primi prototipi girare come forsennati.

Ad incrementare l’hype su quest’auto ci pensò la voce che parte dello sviluppo venne fatto a Colonia, nella sede del Team F1 Toyota. E’ proprio da quella struttura che si devono il motore V10 da 560cv e il telaio realizzato in fibra di carbonio. Il debutto in veste definitiva avvenne solo nel 2010, dopo 10 anni dall’avvio dei lavori!

500 esemplari realizzati, 450 normali e 50 nella speciale Nurburgring Edition, serie realizzata per sottolineare dov’è stata sviluppata. Pensate che è bastato un solo mese per vendere l’intera produzione e che solo oggi, dopo più di 2 anni di attesa, finalmente anche l’ultimo acquirente riuscirà a poggiarci le chiappe sopra!

 10 anni di sviluppo per arrivare a cosa? Schema a motore anteriore posizionato dietro i duomi e trazione posteriore con cambio posizionato sopra l’assale posteriore permettono una distribuzione dei pesi di 48:52 tra i 2 assi. Il propulsore scelto per spingere la Lexus LFA è un 10 cilindri a V di 72°con 4 valvole per cilindro.

Valvole e bielle, come i collettori di scarico, sono realizzate in titanio, mentre il magnesio è il materiale scelto per componenti minori come  i coperchi della distribuzione. Con una cilindrata di 4,8 litri sprigiona una potenza massima di 560 Cv sfiorando i 9000 giri/minuto. La coppia erogata è di 480 Nm a 6800 giri/minuti. L’ LFA è in grado di correre fino a 325 km/h di velocità massima con un’accelerazione da 0 a 100 Km/h in soli 3,7 secondi.

Leggerezza senza rinunce è stato il credo di questo progetto. Per il telaio e i pannelli della carrozzeria la fibra di carbonio è stata lavorata assieme a pannelli di plastica per rendere le strutture solide ma al tempo stesso flessibili e in grado di assorbire gli urti. Proprietà quest’ultima che manca alla sola fibra di carbonio, basta pensare alla  F1 e ai pezzi di carrozzeria che esplodono in mille pezzi durante i contatti. Freni in materiale carboceramico più efficaci sottostress e più leggeri e naturalmente, l’immancabile alluminio presente in ogni dove. Grazie a tutti questi accorgimenti l’ago della bilancia indica un peso di 1480kg.

 Tra i mille punti che caratterizzano questa futuristica coupé abbiamo certamente la strumentazione. La leggenda vuole che i tecnici Toyota siano stati obbligati a ricorrere alla tecnologia digitale perché l’elevata reattività del motore agli stimoli esterni – leggi dar gas come un taglialegna in un bosco sotto il periodo natalizio – non consentiva alla strumentazione analogica di dare le corrette informazioni. Visto che le cose bisogna farle a modo, tanto vale lasciarsi prendere la mano dar libero sfogo alla fantasia

Questo cruscotto è in grado di far scappare dalla vergogna il display della GT-R R35 progettato dai tecnici della Poliphony, la software house che ha partorito la serie Gran Turismo per la Play Station!

E’ difficile dire che quest’auto sia bella, è molto più facile dire che non è brutta però! Dobbiamo considerare un’aspetto importante nel giudicarla. I giapponesi hanno una filosofia costruttiva completamente diversa da quella europea. Vestire la LFA con un abito più vicino ai nostri gusti o peggio ancora commissionare il progetto a uno dei tanti, famosi, designer che abbiamo in Italia non avrebbe avuto senso. Sarebbe una scelta del tutto deleteria. Lasciamo che auto come Micra, Yaris, Civic, giochino a fare le europee… le supercar giapponesi sono perfette così.

Con questa brutta crisi è difficile sapere se e quando arriverà un’erede per questa LFA. Noi ce lo auguriamo di cuore perché auto così fanno bene al mercato e allo spirito. Dal Giappone fanno sapere che arriverà l’NSX, la nuova Rx7… ci vuole anche una Toyota/Lexus bella cazzuta!

Dedicheremo presto uno spazio alla versione più interessante per noi, ovviamente la Nurburgring Edition. Stay Tuned!

Leave a Reply