Track|FEVER

THE ULTIMATE CRAZY DRIVERS

Tazio Nuvolari. Der Teufel!

Der Teufel! Eh poveri crucchi nazisti, che schiaffone hanno preso!

Impossibile da dimenticare, di quelli ti lasciano la forma delle 5 dita sul viso. Non se lo aspettavano, nessuno se lo aspettava a dire la verità e come dar loro torto?

Nell’edizione del 1935 del Gran Premio di Germania disputata al Ring i tedeschi hanno smesso di giocare. Basta divertirsi. Bisogna dimostrare che anche nel Motorsport la Germania è cazzuta, incazzata e prenderà il Mondo a calci. Nello schieramento di partenza le Auto Union e le Mercedes  mettono paura. E ancora devono accendere i motori. Le prime posizioni sono affar loro. I portacolori della corazzata Mercedes sono Caracciola, Fagioli, Lang, Von Brauchitsch e Geiger mentre l’Auto Union ha nelle proprie fila Rosemeyer, Varzi, Stuck e Pietsch. Della festa ci sono anche le Alfa Romeo di Nuvolari, Chiron, Brivio e Balestrero, ma sembrano condannate a fare da comparse. Sono condannate a fare da comparse. La Germania di Hitler ha investito molto nel programma sportivo, foraggiando le casse dei 2 Costruttori pur di ben figurare. Soldi ben spesi se pensiamo al salto di potenza, tecnica e prestigio. Le corse sono cose serie, per le pagliacciate c’è il circo. Nuvolari, in gara con la vecchia e gloriosa P3 Alfa Romeo gestita dalla Ferrari, era già il Maestro dell’automobilismo sportivo. Le sue gesta, il suo coraggio e la determinazione che metteva in pista lo avevano consacrato a idolo nel cuore degli appassionati. E i suoi drammi personali, perse entrambi i figli 18enni per malattia, lo avvicinarono alla gente. – Nuvolari ha solo un glorioso passato – dice Neubauer, il presuntuoso Capo della Mercedes – Il presente e il futuro appartengono ai piloti del Führer -. Quanta arroganza. Certo, le 8 cilindri Mercedes e le Auto Union a 12 cilindri da oltre 460cv avrebbero divorato  come niente le piccole Alfa Romeo, vecchie, indietro tecnologicamente e con quasi 200 cavallini in meno. Ma non è tutto. Lo spettacolo non era solo in pista, lungo la tribuna d’onore non erano presenti le solite Autorità, no no l’evento era stato preparato in pompa magna! Quasi 300mila spettatori compresi Hitler e le alte teste del regime nazista.

Dai retta a me, i feriti portali a piedi. Guidare l’auto non è il tuo mestiere!

Un ufficiale dell’Esercito a Tazio Nuvolari che guidava le autoambulanze durante la Prima Guerra Mondiale

Purtroppo i nostri amici crucchi non avevano fatto i conti con la fame di successo e la caparbietà di un pilota che nel 1924 vinse una gara senza sedile (si era rotto), con una gomma afflosciata e con una chiave inglese usata al posto del volante che si era sganciato. Non avevano considerato il fattore “N”, che nel ‘25 portò Nuvolari a vincere un GP di Motociclismo a Monza in versione mummia perché coperto da garze e bende per colpa di un brutto incidente avuto in prova. Secondo i medici non doveva alzarsi dal letto e i suoi meccanici lo sapevano bene visto che lo portavano in braccio perché non si reggeva in piedi. Eppure si aggiudicò l’evento. Il fattore “N”, che nel ‘30 vinse la Mille Miglia beffando Varzi guidando incollato a lui di notte con i fari spenti per non rischiare di farsi vedere e poterlo così cogliere di sorpresa nel momento più propizio. Al circuito delle Tre Province nel ‘31 “N”, vinse battendo di 32 secondi un incredulo Enzo Ferrari. Cosa c’era di sconvolgente?! Nell’Alfa di Nuvolari si era rotto il cavo dell’acceleratore dopo un violento urto contro un dosso. Di ritirarsi naturalmente non se ne parlava proprio, l’unica soluzione era regolare il gas a mano usando la cintura dei pantaloni del suo copilota! Figuriamoci se un vincente come Tazio Nuvolari si sarebbe arreso al Ring senza combattere, solo perché aveva meno cavalli della concorrenza. Aveva 22 giri per farcela. E ci sarebbe riuscito. E poi con lui c’era la sua tartaruga portafortuna, un regalo ricevuto da Gabriele D’Annunzio.

Nessuno accoppiava, come lui, una così elevata sensibilità della macchina a un coraggio quasi disumano.

Enzo Ferrari

Al via della gara Caracciola com’era prevedibile prende subito la testa seguito da Nuvolari che brucia 4 avversari, ma Rosemeyer e Fagioli lo sorpassano quasi subito lanciandosi nell’inseguimento del leader della corsa. La gara si concentra al duello tra i due assi tedeschi Caracciola e Rosemeyer ma evidentemente non hanno fatto i conti con il fattore “N”! Al 10° giro Nuvolari riesce a portare la sua rossa Alfa Romeo in seconda posizione ma, dopo una lunghissima sosta ai box, si ritrova sesto. Il destino ci aveva messo lo zampino anche questa volta. Durante il rifornimento di carburante si rompe la pompa di benzina e i meccanici Alfa sono costretti a usare le taniche, oltre 2 minuti persi per questo scherzetto. Destino e Nuvolari erano certamente complici. Strettamente legati l’uno all’altro. Il Destino ci provava sempre, come un eterno rivale in pista, a metterlo in difficoltà, ma Tazio era un uomo tosto, adorava farsi beffa del fato. Ed è anche così che ha costruito la sua fama. Adesso era tutto da rifare. Guidando come un indemoniato sorpassa prima Fagioli, quindi Rosemeyer e Caracciola e alla fine Stuck. Il disegno tormentato del Ring ben si sposa con la sua unica capacità di far scivolare l’auto in derapata e di uscire dalle curve più velocemente di tutti gli altri piloti. Una rimonta storica e coraggiosa, altro che tartaruga, in quel momento Nuvolari si trasformò nel peggiore dei predatori, poveri avversari, erano spacciati. Von Bruchitsch merito di un passo di gara veloce e costante era ampiamente al comando. Il pubblico tedesco era già in festa, ignaro che lo show era solo all’inizio. Ignaro che a breve non avrebbe esultato per l’idolo locale ma gridato con rabbia e frustrazione der teufel…der teufel!! Il diavolo, in tedesco.

Nuvolari è il più grande corridore del passato, del presente e del futuro.

Ferdinand Porsche

Con sette giri ancora da compiere il distacco era di 1’27”. Nuvolari continuò a forzare, era l’unica cosa che poteva fare e la sapeva fare incredibilmente bene! Il distacco diminuiva tornata dopo tornata, prima era di 1′17″, poi 1′03″, al 21° giro era di 30 secondi. 30 secondi da recuperare erano una missione impossibile anche per lui. Ma cosa importa in fondo il piano è semplice, tirare al massimo e tenere le dita incrociate, curva dopo curva ricordare al Destino che gli doveva almeno un favore. Questa volta dovevano fare gioco di squadra. Il ritmo rimane alto, altissimo, Von Brauchitsch prova a difendersi ma nel tentativo di contenere l’esuberanza di Nuvolari mette alla frusta le gomme della sua Mercedes al punto che nel tratto veloce, quando mancano ormai pochi km alla fine, un pneumatico deshappa obbligando il tedesco ad alzare il piede. Al traguardo tutti aspettavano con gioia l’arrivo di Von Brauchitsch, ma a un certo punto dalle tribune calò il gelo. Nessuno riusciva a comprendere cosa stesse accadendo, si creò un silenzio surreale infranto solo dal rombo di una vecchia 8 cilindri. In lontananza, nello sgomento generale, non apparve un missile color argento brillare al sole, si trattava di un colore scuro che non c’entrava nulla e non doveva essere in quella posizione. Quel giorno a tagliare il traguardo per primo fu Nuvolari.

Freni? A cosa cosa servono i freni? Non saprei dire, non è che li abbia usati un gran che.

Tazio Nuvolari

La folla ci mise qualche secondo prima di applaudire alla impresa cui aveva assistito. Un pilota zoppo e gracilino alla guida di un ferro vecchio, per giunta italiano, si era preso la briga di umiliare non solo i piloti e i costruttori tedeschi, ma l’intera Germania Nazista. La giornata di festa, la grande giornata di propaganda di Hitler, rovinata da Tazio Nuvolari. I tedeschi erano talmente sicuri di trionfare che non si preoccuparono di recuperare gli inni nazionali dei piloti che partecipavano al Gran Premio. Da quando il GP era iniziato, nel grammofono c’era già il disco “Deutschland Uber Alles” e la bandiera tedesca era pronta a sventolare sopra la testa del vincitore. Non potevano fallire, avevano le squadre più forti, il gruppo di piloti migliori, le auto più performanti, giocavano in casa e c’era Hitler in persona ad assistere dal vivo alla corsa. La nostra bandiera la recuperò il capo meccanico del team Ferrari mentre per l’inno, non avendo a disposizione la Marcia Reale, Nuvolari stesso diede agli organizzatori la copia che portava sempre con sé e che amava ascoltare prima di ogni gara.

Il buon Tazio era convinto di vincere, se lo sentiva. Più probabilmente lo aveva già deciso prima ancora di partire da casa. Del resto le competizioni sono una cosa seria, se non le affronti per vincere….che partecipi a fare?!

Su un letto dell’ospitale canonica gli dissi: “Coraggio Tazio, sarà per il prossimo anno”. Mi rispose: “Ferrari, giornate come questa, alla nostra età, non ne tornano molte; ricordalo e cerca di gustarle fino in fondo, se ci riesci”. In queste parole, che forse erano una umile confessione, era nascosto il dramma di quell’ uomo fatto d’ un sol fascio di nervi, il dramma di un padre che aveva visto morire entrambi i suoi figli adorati e che invano sperava con tutto il cuore di non dover attendere la morte in un letto. Era un solitario, un uomo amareggiato per la crudeltà con cui il destino lo aveva colpito negli affetti più profondi, tuttavia, e non suoni irriverente questa mia osservazione, non cessò mai di essere un sagace regista di se stesso. Pochi come lui conobbero la folla, capirono quello che la folla voleva, seppero alimentare il proprio mito. Ogni suo atto, ogni suo gesto era previsto e calcolato, pur negli spasimi di una vita di atleta lanciato agli estremi rischi.

Enzo Ferrari

Leave a Reply